DARNE
Regis DARNE
La doppietta di Darne è creatura a se, diversa da tutte le altre. Quando fu messa in produzione, nel 1893, il fucile da caccia moderno, a due canne, era perfettamente a punto e funzionava talmente bene da essere prodotto ancora oggi (concettualmente) tale e quale.
Uso semplicissimo: pollice ed indice della mano destra tirano la chiave, la bascula arretra, i bossoli sparati saltano fuori, la stessa mano infila nelle camere due cartucce cariche e chiude l’arma.
Darne, francese, ebbe il coraggio di offrire un fucile, differente da tutti, ad un mercato consolidato e in mano agli Inglesi. A quegli stessi cacciatori che, due generazioni prima, avevano preferito i fucili a capsula alla cartuccia di Lefaucheux e che, attorno al ’70, ancora si ostinavano a dimostrare che una canna caricata dalla bocca, produceva rosate migliori di quelle ottenibili da una a retrocarica.
Un filone della scuola archibugiera francese aveva realizzato armi a retrocarica, lasciando fisse le canne e progettando mobile la culatta. Pauly nel 1812, l’ hammerless di Robert è del 1831. Darne proseguì su questa strada. La sua doppietta ha le canne fissate, ad incastro, alla tavola di bascula e la culatta si muove su guide orizzontali. Una leva comanda apertura, armamento dei cani e chiusura. Il maneggio, per chi non è abituato, risulta “strano” l’introduzione delle cartucce è più agevole usando la destra e reggendo l’arma con l’avanbraccio sinistro.
La doppietta, bella, ben costruita, leggera (forse troppo), di fine eleganza tutta francese, ha ottenuto successo, soprattutto in patria. Preferenze personali a parte, resta, fra le tante, realizzazione unica, tutta legno e curve filanti, finta semplice dai raccordi sapienti, così bella da non tollerare troppa incisione, unico caso in cui il monobloc è più un vezzo che un difetto. Attenzione: esagerando con il piombo, calcia.